Il 23 di giugno e le streghe alla croce dei fossi
Una delle credenze popolari tramandate da generazioni e che ha avuto un seguito importante nella storia degli ultimi 150 anni nel paese di San Felice è la leggenda del 23 giugno. Si narra che ogni anno, proprio all’imbrunire della vigilia del giorno di San Giovanni (24 giugno), tutte le streghe dei boschi si riuniscano alla croce dei fossi, tra Passo Porraia e la Faggeta, a circa due ore di cammino nei boschi da San Felice, dove si incontrano i fiumi ancora carichi delle acque del disgelo invernale.
Ed è proprio alla croce dei fossi che le streghe e i novizi apprendisti stregoni si riuniscono per incontrare il demonio in persona, che fa loro dono del “Libro del Comando”, una raccolta di incantesimi e ricettari per richiamare le anime dei morti e operare molte altre azioni di stregoneria e magia nera.
Le streghe e gli stregoni di tutta la landa sono soliti incontrarsi alla croce dei fossi provenendo da ogni dove.
La leggenda vuole che il percorso per giungere alla croce dei fossi venga svolto senza mai guardarsi indietro né arretrare di un passo, pena lo smarrimento nei boschi. Si dice inoltre che tale località boschiva avesse sia la caratteristica richiesta per gli incontri tra le streghe, ossia l’unione di più fiumi o strade (in questo caso i due torrenti Rio San Pietro e Rio Freddo), sia che fosse il luogo prescelto dai demoni poiché l’unico punto in cui non si sentisse il suono delle campane provenienti dai paesi sottostanti (in effetti la croce dei fossi è collocata nella conca tra le due montagne (monte Croce e Monte Cucco), e protetta dal suono dei paesi proprio dalle due massicciate.
Alcuni anziani della landa ne hanno sentito parlare e hanno tramandato la leggenda alle nuove generazioni. Uno di essi (Emiliano Terzoni) ha affermato di aver saputo che il proprio padre (Cesare Terzoni) avesse avuto tra le mani una copia del libro del comando.
La copia non sembra più reperibile e la dipartita di Emiliano Terzoni nel 2013 non lascia modo di saperne di più se non tramite la moglie Elena Bani, che ci racconta un’ulteriore storia a riguardo, non del padre di Emiliano, ma del proprio (Nazzareno Bani) il quale ne possedeva una copia, che gli fu rubata negli anni ’50 mentre era in treno, al ritorno da Roma, ove era andato a “fare i fasci”. Elena racconta che Il padre non si separava mai dal proprio libro, e che lo custodiva gelosamente nell’interno della giacca, in un’apposita tasca cucita a tale scopo. Dopo essersi addormentato sul treno, al suo risveglio, egli trovò la tasca scucita ed il libro scomparso.
Elena narra di grandi abilità del padre nel curare le ferite dei paesani, grazie alla sapienza appresa dal grande libro del comando, grazie al quale, veniva chiamato spesso a “fermare il sangue che usciva” dalle ferite accidentali.
Grazie e complimenti per il piacevole ed interessante sito; ci voleva proprio.
Conosco i luoghi che descrivi e gli abitanti, ciò in quanto dopo essermi occupato di speleologia in gioventù, ho svolto per oltre 30 anni anche in Appennino, attività scientifica ed esplorazione profonda ai fini della ricerca di idrocarburi.
Federico Sollevanti Gubbio
Allora potrebbe Lei fornirci qualche carta, resoconto ufficiale, o altra informazione utile per arricchire la conoscenza geologica della zona.