Abbazia di Santa Maria di Sitria

A meno di 2 chilometri da Isola Fossara sorge uno dei più stupefacenti punti di interesse della zona limitrofa al parco del Monte Cucco.

La chiesa di Sitria fu fondata nel sec. XI da san Romualdo (Ravenna, 952 — Fabriano, 1027). La chiesa, con pianta a Croce Latina, si sviluppa su tre livelli: navata bassa, cripta e presbiterio rialzato.

La navata bassa, semplice e spoglia, è illuminata da tre finestre, due originali, l’altra più ampia, modificata nei secoli. L’apertura sopra il portone d’ingresso, di forma irregolare, è stata modificata in epoca recente. Forse era un rosone romanico-gotico, anche se di linee essenziali.

La volta ogivale è stata ricostruita sulla fine del sec. XIII sostituendo la precedente romanica a botte, presenta anelli in ferro che servivano per issare lampadari a candelabro.

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L’ingresso sulla destra, prima della scalinata, collegava la chiesa con il chiostro, crollato, insieme alle altre strutture monastiche, nel 1949.

La cripta è la parte più antica della costruzione ma ha perso il fascino medievale perché intonacata nei restauri del 1970. Notevoli, al centro di essa, il capitello corinzio in pietra arenacea e la colonna in granito provenienti dall’area archeologica di Sentinum (Sassoferrato). L’acquasantiera, collocata entrando sulla destra, è stata probabilmente ricavata da un’antica urna cineraria romana. Nella cripta è presente una sola monofora che guarda verso Oriente. Da qui si raggiunge la cella di san Romualdo attraverso l’ingresso posto sulla sinistra.

Il santo visse a Sitria sette anni dal 1014 al 1021 e qui fu incarcerato per alcuni mesi dai suoi confratelli per dissapori nati in seno alla comunità E’ illuminata da due strette monofore con fini difensivi. Sul pavimento a destra della porta, prima di uscire, c’è l’incavo dove era appoggiata l’anta in legno. I due buchi a destra e a sinistra nel muro servivano per inserire la sbarra di sicurezza.

abbazia-sitria-affrescoIl presbiterio rialzato si raggiunge salendo una scala in pietra di otto gradini. L’abside ha una stretta monofora centrale e resti di una Crocifissione in affresco del sec. XIV pesantemente ritoccata a tempera tra Cinque e Seicento.

Una mano poco esperta ha ravvivato i colori attorno al 1970 danneggiando il dipinto.

Abbiamo al centro il Cristo Crocifisso, a sinistra la Madonna e a destra l’Apostolo Giovanni. L’altare gotico in pietra ha la mensa (Chiesa) sorretta da 13 colonnine (Cristo e 12 Apostoli), 9 delle quali ricostruite in cemento perchè rubate negli anni Sessanta del Novecento, delle originali ne rimangono solo quattro.

 

L’altare è consacrato e presenta nella mensa il “Sepolcro”, ovvero lo spazio sigillato da una pietra che conserva reliquie di santi martiri.

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Qui si celebra una sola messa durante l’anno il 16 Agosto dedicata alla Madonna Assunta.

La chiave di volta dell’arco romanico del transetto sinistro presenta un bassorilievo raffigurante l’Arcangelo Michele con veste a balze, armato di spada che sconfigge il demonio. E’ un propabile manufatto longobardo del VI — VII sec. d.C. riutilizzato qui nel sec. XI ma appartenente ad un’edicola posta nel circondario a protezione del confine tra il Ducato Longobardo di Spoleto e l’Esarcato Bizantino di Ravenna.

Entrando nel transetto sinistro troviamo la sacrestia. Nella parete di fondo c’è una monofora gotica trilobata, chiusa in epoca antica e utilizzata come Tabernacolo. Alla base della trilobatura ci sono due fori simmetrici che ospitavano un asse che sosteneva il “Conopeo”, cioè il velo del Tabernacolo.

Una parte dell’architrave della monofora che illumina la sacrestia è stata ricavata utilizzando un’antica pietra con fregio intrecciato romboidale tipico delle decorazioni longobarde.

Prima di uscire dalla sacrestia, in basso vicino alla porta, si scorgono i due cardini originali in arenaria delle ante in legno che chiudevano l’arco che è stato ricostruito. insieme ai cardini superiori, durante i restauri che hanno interessato l’intera chiesa tra il 1970 e il 1972.

La seguente immagine mostra l’Arcangelo Michele conveste a balze che sconfigge il demonio con la spada.

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Vista del presbiterio dalla navata centrale (ed unica).

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Salendo sul presbiterio e entrando nella zona di destra si può scorgere il seguente confessionale.

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Mentre, accedendo all’area di sinistra, si viene proiettati nella seguente area laterale.

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L’accesso alla cripta è particolare e suggestivo. Sotto il presbiterio è infatti collocata un’apertura che porta a scendere (anche se di poco) nel livello inferiore dell’abbazia. L’accesso conduce in una sala il cui soffitto è sorretto da una colonna posizionato in zona centrale.

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Già dall’entrata è possibile vedere la grande colonna che sorregge l’altare, ancora più apprezzabile nei dettagli entrando nella cripta.

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Sulla destra è possibile osservare una parete murata adornata con un crocefisso.

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Sulla sinistra si trova l’accesso alla cella di S. Romualdo e la cella stessa, lunga e profonda ed illuminata da due strettissime feritoie verticali di 50 x 4 cm

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Tornando verso l’uscio della cripta è possibile notare sulla destra l’acquasantiera, mentre a sinistra sono visibili due alcove.

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Il seguente scatto è molto utile per apprezzare le dimensioni della navata centrale, mentre il successivo mostra il cancello di accesso (sinistra) aperto, e l’accesso secondario alla struttura adiacente (chiuso).

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Uno sguardo rapido all’esterno dell’abbazia, dall’entrata, al torrente Artino, che poi confluisce nel Sentino nel centro della cittadina di Isola Fossara. Il torrente è famoso per la leggenda dei capesciotti e di Padre Romualdo.

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L’abbazia di Sitria rappresenta un ottimo punto di interesse della zona, raggiungibile tramite la strada che da Isola Fossara dirige a Frontone e a Fonte Avellana. L’ingresso costa 1 euro a persona e la chiesa è presidiata da una guida che per euro 20 può fornire un tour panoramico esplicativo approfondito.